FERRAGAMO: la nostra analisi sul nuovo rebranding
Panta rei. Tutto scorre, tutto cambia.
Assunzione banale, ma quanto mai reale e condivisibile. E anche nel mondo del branding tutto muta.
Negli ultimi anni di brand “luxury” che hanno cambiato pelle ce ne sono stati tanti.
Citiamo gli esempi più eclatanti:
È lampante come la parola d'ordine sia: semplicità. Il discorso del perché ci sia la rincorsa alla semplicità attraversa vari ambiti, ma diciamo che a livello digital, stilemi così concepiti sono più facilmente veicolabili.
L'ultima metamorfosi d'autore è quella di Salvatore Ferragamo che, con l'arrivo del nuovo direttore creativo, ha affidato a Peter Saville la ridefinizione del brand.
Ecco il risultato dello sforzo del famoso designer:
“Cavoli, ma uguale agli altri! BUUUUU!!!”
Sentiamo già i cori che si alzano inorriditi ;)
Se avete anche voi avuto l'impulso di bollare il logo come “qualcosa di già visto”, vi spieghiamo perché state facendo un'analisi troppo frettolosa e perché il lavoro dietro a questa nuova visione non è per nulla banale e perché merita un approfondimento.
- IL LOGO NON È SOLO LA SUA FONT. È IL SUO COLORE
Il nuovo logo di Ferragamo vive su un red carpet. Vive su rosso e del rosso ha fatto il proprio territorio di marca. E non è secondario. I loghi che abbiamo visto poco sopra si sono affidati esclusivamente al bianco e nero che, per definizione, vivono in un territorio cromatico molto ristretto. Elegante, nessuno lo mette in dubbio, ma ristretto. È un spazio contenuto dove si sono buttati in molti. Creando una certa omologazione, almeno all'apparenza.
Con la scelta del rosso e nero (e non nero e rosso), Ferragamo si ritaglia un ambiente per certi versi ancora vergine nel quale guadagnare awareness e riconoscibilità senza la presenza di antagonisti diretti.
- IL LOGO NON È SOLO LA SUA FONT. È IL SUO CORPO.
FERRAGAMO, non Ferragamo. Lo ribadiamo FERRAGAMO. Tutto maiuscolo. Tutto capital. Un cambio di rotta completo rispetto a un passato dove la firma di Salvatore Ferragamo seguiva un andamento script e quindi una sonorità più morbida. Questo nuovo logo si staglia sulla pagina con forza e determinazione, senza dubbi o incomprensioni. È un vero monumento. Con tanto di capitelli.
In termini di lettura, un'evoluzione importante che segna un vera svolta anche, se non soprattutto, lato digital.
- IL LOGO È ANCHE LA SUA FONT.
A una prima occhiata, magari poco allenata, il logo appare molto simile a quelli visti in precedenza, eppure qualcosa ci dice che è diverso. Lo si percepisce quasi come un sotto testo. Il lavoro sulle piccole grazie al termine delle singole lettere, dona a questo Serif uno stile che può essere accostato alle iscrizioni rinascimentali (di cui Firenze è stata faro incontrastato) e che rende il logo così caratterizzato e unico. I piccolissimi orpelli tagliano in modo impercettibile il rosso che avvolge la font e basta quel poco per permettere all'occhio di coglierli e di valorizzarli. Un'attenzione potremmo dire quasi sartoriale che ben si sposa con la maison.
- IL LOGO È ANCHE UN BRAND. SE NON SOPRATTUTTO.
L'ultimo aspetto che vorremmo sottolineare è anche quello che sembra passare maggiormente inosservato: l'assenza del nome. Il logo è passato da essere una firma personale, a essere una sigla globale. È passato da una visione molto autoreferenziale (e corretta per i tempi in cui è stata pensata) a una più omnicomprensiva e che accoglie nuovi linguaggi e un nuovo posizionamento, più vicino a una sensibilità moderna. Si passa dall'imprenditore, all'impresa.
L'abbandono del nome storico e quindi di una certa “polvere” è stato il motore per una rivisitazione del logo trasformandolo in un oggetto sicuramente più maturo che ha assorbito (con quella font, quel corpo e quel colore) tutto l'heritage presente nella marca e l'ha poi proiettato nel mercato con uno stile più attuale e coerente.
Non ci sembra un lavoro da poco.
E noi? Avremmo potuto fare meglio? ;) Non lo sappiamo, ma nel caso abbiate bisogno per i vostri progetti di branding potete scriverci qui!