AI e FUTURO: implicazioni nascoste

 

Recentemente ho avuto il piacere di assistere a una lezione del dr. Luca Cerri sull'Ai e sulle implicazioni dell'utilizzo di questi sistemi a livello globale.
Come immagino sappiate, sono un vero entusiasta dell'Ai: la uso ormai a livello professionale da un anno e credo che queste tecnologie conferiscano innegabili vantaggi a chi le sappia usare in modo approfondito. Nella dissertazione di Cerri, però, alcuni punti risultano davvero critici e hanno frenato, almeno in parte, la mia spinta propulsiva riguardo all’utilizzo di queste tecnologie. Li presenterò brevemente cercando di sottolineare i passaggi più importanti, conscio del fatto che non tutto può essere così semplicemente riassunto.
Altra premessa: la questione "copyright" non è stata trattata in modo specifico e non ne parlerò in questa sede. Merita un discorso a parte, complesso e stratificato.

 

LA MORTE DELLA TEORIA

Il metodo scientifico, basato per anni su teorie e pratica, sta lentamente scivolando verso un ambiente probabilistico che è la base di un calcolo Ai.  Questo, di per sé, non è un male assoluto, ma è chiaro che se deleghiamo all'Ai qualsiasi progressione scientifica, fidandoci ciecamente delle sue (potenti) approssimazioni di probabilità, si rischia di depauperare definitivamente l'ambito accademico. L'uso diffuso dell'AI potrebbe portare a una dipendenza eccessiva da strumenti automatizzati, a discapito del pensiero critico e di quella che intendiamo come "intuizione" umana. Ciò potrebbe portare alla perdita di competenze teoriche e all'abbandono del metodo scientifico tradizionale, che si basa sulla formulazione di ipotesi, sull'analisi critica dei dati e sull'interpretazione dei risultati.

 

LA RICERCA È AZIENDALE

Corollario del primo punto è il fatto che in futuro si potrebbe assistere allo spostamento completo della ricerca scientifica all'interno delle grandi aziende che producono Ai, perché saranno le uniche dalle quali potremo sfruttare tali sistemi. Non che oggi le aziende non alimentino la ricerca, anzi! Ma domani potrebbe presentarsi una pericolosa polarizzazione dove vedremo cinque o sei player mondiali che avranno ogni tipo di capacità decisionale e predittiva perché proprietari dei potenti cervelli neurali.

 

 

LA MATASSA NEURALE

Senza entrare troppo nel dettaglio, la questione della rete neurale (alla base dei processi moderni di apprendimento Ai) implica uno sviluppo di un output attraverso milioni e milioni di passaggi che continuano a scambiarsi input in una sorta di danza caotica e complessa che raggiunge livelli difficilmente immaginabili. Ad oggi è impossibile disfare questa matassa e capire, davvero, quali siano gli input primari che hanno poi creato i nostri output. Questo apre a scenari non proprio rosei: se, ad esempio, in un modello si inserissero con dolo input palesemente contrari al buon senso o alla legge, gli output di cui ci fidiamo così tanto sarebbero inevitabilmente compromessi e non avremmo possibilità di accorgercene. (Questo sta già capitando con le tecniche del “prompt poisoning”)

Questo alza quesiti non da poco sulla questione "dati di partenza".

 

 

CHI ALIMENTA L'AI


In alcune ricerche degli ultimi mesi (ne linko una tra tutte, ma ne potete trovare molte con gli stessi risultati: https://www.visualcapitalist.com/visualizing-global-attitudes-towards-ai/) si evince che molti stati hanno una forte propensione allo studio e all’utilizzo dell’Ai particolarmente spiccato: tra tutti la Cina. La teoria del “credito sociale” non è nuova (https://www.focus.it/tecnologia/digital-life/cos-e-e-come-funziona-il-sistema-di-credito-sociale-cinese) , ma risulta ancora più spaventosa se legata a potentissime AI che potrebbero essere in grado di profilarci sotto tutti i punti di vista e su quegli input potranno poi darci “un voto” che sarà  determinante per le nostre scelte sociali ed economiche.
Visto che il costo di training di questi modelli è astronomico(anche sotto il profilo del raffreddamento e quindi dell’utilizzo delle risorse d’acqua) ci si comincia a chiedere a cosa stia davvero puntando questa nuova corsa all’oro.

 

 

ASSETATI DI AI

Ultimo punto, legato al precedente, che ho trovato molto stimolante (e critico) nella discussione, punta il dito sull'aspetto "green" della faccenda. Non si fa un ragionamento qualunquista, o demagogico, ma molto lineare.
I sistemi di raffreddamento ad acqua richiedono grandi quantità di acqua per dissipare il calore generato dai server che lavorano h24, 7su7, 365 g/anno. In aree dove le risorse idriche sono limitate o in periodi di siccità, l'uso eccessivo di acqua per il raffreddamento dei server può esaurire le risorse idriche disponibili, mettendo a rischio la disponibilità di acqua per altri usi critici, come l'approvvigionamento idrico per la popolazione o l'irrigazione agricola. Anche se il raffreddamento ad acqua può essere più efficiente rispetto ad altri metodi di raffreddamento, richiede comunque energia per pompare e trattare l'acqua. L'energia necessaria per far funzionare i sistemi di raffreddamento può contribuire all'aumento dei costi operativi e all'incremento delle emissioni di gas serra, se l'energia proviene da fonti non rinnovabili. Anche questo è un punto nodale se si vuole trattare l'argomento "Ai" dalla giusta prospettiva. 

 

CONCLUSIONI

Non ho chissà quali conclusioni accademiche da fare: sono certo che l'Ai rivoluzionerà ogni cosa. E sono altrettanto certo che sarà fondamentale conoscere questi sistemi per poterci evolvere in parallelo. 
Ad oggi, però, esistono alcune criticità oggettive con le quali dobbiamo fare i conti per continuare a essere padroni del nostro futuro.